L’Edificio Scenico 2009-2010

9 10 2009

La scrittura ha cessato di essere la prosa del mondo; le somiglianze e i segni hanno sciolto la loro antica intesa; le similitudini deludono, inclinano alla visione e al delirio; le cose restano ostinatamente nelle loro ironica identità: sono soltanto quello che sono; le parole vagano all’avventura, prive di contenuto, prive di somiglianza che le riempia: non contrassegnano più le cose; dormono tra le pagine dei libri in mezzo alla polvere. La scrittura e le cose non si somigliano. Tra esse, don Chisciotte vaga all’avventura.

Michel Foucault

L’edificio scenico di Teatr’Arteria è uno spazio di progetto aperto, uno spazio di ricerca continuo, un laboratorio che non finisce mai proiettato verso un futuro approdo scenico unico nel suo genere.

L’edificio scenico è uno spazio drammatizzato, da drammatizzare, non uno spazio per fare spettacolo, ma uno spazio per l’estensione di un comportamento drammaturgico: un continuum drammaturgico.

L’edificio scenico è scandito dal tempo drammaturgico di una tragedia contemporanea in quattro atti, tre intermezzi, con prologo ed epilogo.

L’edificio scenico è l’immagine sognata e drammatizzata dal Cavaliere della Mancha (evocato dal titolo stesso dell’edificio scenico, estratto da una poesia di J.L. Borges); il sogno concreto di don Alonso Quijano, un campo di battaglia; una utopia concreta nel tempo del viaggio.

L’edificio scenico ha uno stretto rapporto con il mito di don Giovanni. Del testo di Molière, indagato in una vita scenica interamente dedicata all’attraversamento dei miti, l’edificio scenico possiede tanto la programmatica tendenza al movimento quanto l’ansia furiosa e provocatoria della ricerca. Della scrittura di Molière l’edificio scenico traduce l’allegria mutevole, la teatralità sovversiva, l’enigmatica potenza.

L’edificio scenico di Teatr’Arteria è una bottega d’arte e teatro elaborata e nata per annullare l’abitudine alla distanza usuale tra spettatore e attore, tra artista e appassionato d’arte. Una bottega d’arte e teatro per inventare un nuovo modo di intendere le relazioni tra le arti e i linguaggi, tra il gesto del pittore e il gesto del teatrante, tra la drammaturgia scenica e lo stato di attorialità performativa, tra la creazione registica e la messa in scena.

L’edificio scenico è un’aula scenica. D’altro canto Carlo Quartucci nel dicembre 2007 al DAMS di Bologna diceva: “Io credo che insegnare in un’aula, in uno spazio, bisognerebbe avere un’aula anatomica, come un teatro anatomico, in un cui si viviseziona un corpo morto e lo si fa, appunto, rivivere nei suoi particolari, nei suoi dettagli.” Un’aula anatomica dove è possibile trasmettere il teatro.

Teatr’Arteria direzione Carlo Quartucci e Carla Tatò infoteatrarteria@gmail.com 0693934071